domenica 17 maggio 2015

La chiamata del Signore



Chiama: la chiamata del Signore ci ricorda che è sua l'iniziativa e che a noi è richiesto silenzio esteriore ed interiore per ascoltare la sua voce. E in questa predisposizione, la riconosciamo come voce divina che ci interpella.
Parla: il Signore si comunica, comunica se stesso incessantemente e con la sua Parola crea e ricrea. Questo significa che il Buon Pastore è Parola a noi accessibile perché incarnata, viva e trasformante, è luce che consente di guardarsi con attenzione e guardare con attenzione, dentro e fuori di noi. E' strumento per una consapevolezza, per un ordine nel quale siamo chiamati a muoverci con fede, speranza e carità.
Nutre: con i sacramenti. Liturgia della Parola e liturgia Eucaristica sono aspetti diversi di un'unica Persona che ci vive accanto e "dentro", che da' forza per superare gli ostacoli della nostra natura ferita dal peccato e apre l'accesso alla Verità e alla Gioia con tutti i sacramenti che scaturiscono dal costato di Cristo, morto e risorto per noi.
Nella Chiesa: tutti chiamati ad essere figli di Dio, una chiamata universale alla partecipazione alla vita divina, nella quale si inserisce la chiamata particolare come via per la salvezza personale e per la santificazione della Chiesa, insieme di fratelli tutti convocati da Dio a formare un solo corpo in un solo spirito.
Nel Carmelo: la spiritualità carmelitana ruota attorno a questi elementi, Parola meditata giorno e notte, perché possiamo rimanervi e conoscere profondamente Dio che ci ha creato per amore. Per incontrarlo, per servirlo. Ed Eucaristia per crescere nella comunione con Lui e tra noi, alla stessa mensa, alla quale siede Maria, Madre e Decore del Carmelo, bellezza trasparente e pura attraverso la quale vediamo Dio e sperimentiamo l'amore puro e gratuito che siamo chiamate a ridonare a tutti i compagni di cammino.
La chiamata particolare: nel nome di Cristo, otteniamo ogni cosa. Dio ci ha rivelato il suo nome, Gesù si è incarnato nella storia, in poche parole, si è rivelato, ha svelato la sua identità. Prima pronuncia il suo nome e poi il nostro: Lui ci conosce, noi lo riconosciamo e lo chiamiamo Maestro, Pastore, riferimento continuo....Per dare la vita anche noi. La sua identità di Colui che dona e si dona, è anche la nostra: siamo stati creati a Sua immagine. E come si può donare la vita dietro una grata che sembra impedire o mortificare la libertà, anche quella di compiere un bene necessario?


Consacrazione: non apparteniamo più a noi stessi per essere di tutti. Abbiamo accettato un particolare servizio che ha superao le nostre aspettative perché quanto il Signore ha ispirato nel nostro percorso precedente l'ingresso in monastero, era comunque limitato a tempi e spazi che in una vita di preghiera di intercessione continua, non esistono.

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