domenica 24 maggio 2015

ESERCIZI SPIRITUALI: "La vita delle claustrali".

VII Parte





Dio è presente, ovunque. E' necessario imparare a leggere i segni che, come “presenze divine” non si oscurano mai e che possono essere eclatanti epifanie o epifanie nascoste, percettibili da un cuore umile, attento, vigilante, inricerca fiduciosa.
Dio scende, si cala nell'umanità, nella storia: non è l'uomo che sale, questo non gli è possibile se non con la grazia divina che sostiene i suoi passi e il suo sguardo, volgendolo all'essenziale, al cuore della vita.

Dio si incarna nella Parola già quando si fa voce che chiama i Patriarchi. E rincorre affettuosamente l'uomo, attraverso le voce dei Profeti: la Voce si diffonde, è un continuo, appassionato parlare di Dio con l'uomo, peccatore in fuga.

Ogni uomo può essere segno, se unito a Dio. Ogni consacrato è chiamato ad essere segno della bellezza, della bontà, della verità di Dio.
La vita di una religiosa claustrale è una preghiera, perchè è una vita offerta in sacrificio, unita al sacrificio di Cristo sempre, giorno e notte.
La vita di ogni religioso, consacrato, è segno sacramentale in virtù dell'unione a Cristo.
L'appello per tutti i consacrati è “fondiamoci a Cristo”, diveniamo con Lui, OSTIA, per essere puro dono.



Il massimo dell'amore è dare la vita: questa espressione massima del dono in comunione con Cristo ci fa corredentrici. Il martirio è privilegio di pochi, dare la vita tutti i giorni è privilegio dei consacrati.

La qualità della vita nelle nostre comunità non dipende dai numeri, dall'effcienza: questa è la mentalità del mondo!
Gesù non ha dato il massimo nella predicazione, ma quando è stato INCHIODATO sulla Croce...
La mentalità del mondo irrompe nella vita religiosa quando si comincia a fare calcoli.
Se c'è fecondità spirituale, c'è sempre fioritura di vita religiosa, non sappiamo dove, ma è così.
La vera disgrazia delle comunità è la sterilità, che subentra quando si spegne la passione, quando viene meno la fducia in Dio: zelo e fiducia che “viaggiano” sempre sui “piani superiori”.

I catalismi scuotono; le crisi personali disorientano e turbano...Se le nostre aspettative si allontanano da quelle di Dio, non sappiamo più leggere i segni positivi e nella nsotra mente prevalgono i segni negativi.

Anche le persone sono segni: attenzione dunque alle voci di Dio, alla voce che dirama, all'amore che non si frammenta, ma trova tanti piccoli canali umani per giungere ovunque INTEGRALMENTE.

E' sempre in TUTTO che noi portiamo dentro e che doniamo. (Che si sviluppa in modi e tempi indipendenti dalla qualità dello strumento).
Ogni nostri percorso di consacrati può e deve essere percorso eucaristico...

Guardare con gratitudine al passato non significa solo guardare ai fondatori e ai santi, ma anche alle persone che abbiamo incontrato nell'ambiente che ci ha accolto e formato.

Ogni forma di vita consacrata è dono dello Spirito Santo; ogni consacrazione è offerta di anima e di corpo; ogni consacrato è la vittima chiamata ad essere pura e immacolata, senza difetti.
Dio “corre il rischio” di chiamare i consacrati ad un'integrità che può essere tradita.

Abbracciare il futuro con speranza” non vuol dire attendere, ma muoversi “tra le mani di Dio” in una operosità docile e fedele.

Le nostre attese partono da dentro...
Constatare la nostra debolezza è segno di umiltà.
L'umiltà è lo stato di forza, perchè siamo nella verità, chiamati a liberare l'energia divina che, seminata in noi, si distende, dilata cuore e orizzonti.

Il monastero non deve avere confini. Non può averne per definizione: se li ha, chi lo abita è ristretto di cuore, malato di cuore...


Il consacrato è segno evidente della bellezza di Dio attraverso la sua vita interiore.

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