mercoledì 14 ottobre 2015

OGNI VOCAZIONE PORTA IN SE' L'ESIGENZA DELL'AMORE: una riflessione al termine del V centenario dalla nascita di S. Teresa D'Avila.



La parola “amore” non indica solo i sentimenti, ma la profondità autentica che ci trascende. Così è descritto l'amore vero nell'Imitazione di Cristo: “ Chi ama vola, corre in letizia, è libero e da nulla è trattenuto. Dà ogni cosa per il Tutto e possiede il Tutto in ogni essere creato, perchè trova la sua pace in quell'unico essere supremo, dal quale sgorga e procede tutto ciò che è buono. L'amore spesso non conosce misura, ma brucia oltre ogni misura. All'amore niente pesa; esso non tiene conto delle fatiche; anela a fare più di quanto gli permettono le forze, non porta mai la scusa dell'impossibilità... chi ama intende bene il significato di questo linguaggio... L'amore non cerca mai se stesso. Quando infatti uno cerca se stesso, allora cessa di amare”. (Imitazione di Cristo, Libro III, cap. V)
La piccola Teresa di Lisieux comprese bene il significato vero dell'amore e per esso diede tutta se stessa; solo l'amore era la sua unica ambizione: “Le grate del Carmelo non sono fatte per separare i cuori che si amano in Gesù, servono piuttosto a rendere più forti i vincoli che li uniscono”.
Che mistero si cela dietro queste grate che rendono i cuori più uniti in Gesù? La monaca carmelitana è chiamata essenzialmente ad una vita d'amore vivendo all' interno di queste “grate” una vita di intima unione con Dio. Ma l'unione con Dio, come sappiamo, non può essere astrazione dalla realtà, perchè Dio essendo Amore a sua volta conduce tutti coloro che lo amano all'amore verso ed autentico. L'amore quindi è una chiamata universale, ma che trova giusta intensità e diffusione in chi è chiamato a vivere una vita di intima unione con Lui. L'anima che conduce una vita contemplativa percorre un cammino di interiorità verso la “cella” più interna del suo essere, dove risiede Dio. Questo è il percorso fatto da molti santi, i quali all'interno dei propri monasteri, si sono “nascosti con Cristo in Dio”, lottando con se stessi dure battaglie, senza perdere di vista l'esigenza dell'amore. Santa Teresa d'Avila, maestra di questo meraviglioso cammino interiore è di esempio testimoniando con la sua vita il “compito” del monastero... Ella parla della vita di ogni singolo membro come quella di un baco da seta. Ma possiamo immaginare pure il monastero come un grande bozzolo nel quale camminano persone chiamate allo stesso cammino. Nei bozzoli i bachi si rinchiudono per morirvi e dallo stesso bozzolo viene fuori una farfalla bianca. Per Teresa il baco non è altro che l'anima la quale comincia ad avere vita solo quando è scaldata dal fuoco dello Spirito Santo. L'anima può scaldarsi solo quando comincia a mettere da parte il suo amor proprio, grande ostacolo al vero amore con tutto ciò che ne segue... Questo vuol dire essere sposa di Cristo: nascondersi in Lui, fondersi con Lui per essere una sola carne e dire con S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. In questo il monastero è quel luogo dove si può attuare questo continuo lavorìo interiore alternando la preghiera all'opera e l'opera alla preghiera. La fede senza l'opera è morta in se stessa. La Madre Ss.ma nostra Sorella nel Carmelo, non esitò dopo aver ricevuto l'annuncio dell'angelo ad “alzarsi ed andare in fretta verso la montagna”. Quando Dio opera grandi cose nell'anima nostra non si può rimanere inattivi poiché ogni Suo intervento d'amore nel nostro cuore diventa vita vera e feconda. S. Teresa raccomanda alle sue sorelle ed ancor oggi ad ogni monaca carmelitana: “E' per noi molto importante esaminare con grande attenzione come ci comportiamo a questo riguardo poiché, se osserviamo il precetto perfettamente, tutto è fatto. Credo che per la miseria della nostra natura, non arriveremo mai ad avere un perfetto amore del prossimo se non a condizione che nasca dalla radice dell'amor di Dio” (Castello Interiore, Quinte Mansioni, 3, 9). Ma l'anima non si rende conto di questa trasformazione, opera semplicemente perchè ama con tutta se stessa con spontaneità. Può forse una mamma gloriarsi dell'amore per la sua creatura? L'amore per il proprio bambino è spontaneo, naturale. Così è per la sposa di Cristo, amando Lui ella ama trasformandosi di giorno in giorno nello Sposo Divino. Tale trasformazione apre alla fecondità. Gesù stesso nel Vangelo ci dice: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se muore invece, porta molto frutto”. (Gv 12, 24)
Essere morte al mondo non vuol dire quindi “distaccarsi dal mondo”, ma morire a quanto di “mondo” c'è nel proprio essere che conduce alla morte, perchè una vita priva d'amore è priva della vita stessa. Il Carmelo quindi, per la monaca, ha la funzione di un piccolo “bozzolo”. Lì “chiusa e nascosta” muore a se stessa per risorgere giorno dopo giorno trasformata di divina luce. Gesù ci dice che per Lui è fratello, sorella e madre, chi compie la volontà di Dio uniformandosi nell'amore con Lui. Questo è stato il tessuto di vita della Beata Vergine Maria, Sorella, Sposa e Madre perfetta di Gesù: Ha dato tutta se stessa svuotandosi di se stessa morendo con Lui fin sotto la Croce. Lì Ella ha mostrato il Suo amore per l'intera umanità poiché la certezza della redenzione le infondeva coraggio rimanendo salda e forte nella fede attendendo la risurrezione. E' divenuta nostra Madre, dono preziosissimo di Gesù, non solo perchè era la “Prescelta”; “l'Immacolata”, ma sopratutto perchè è stata “ Beata Colei che ha CREDUTO all'adempimento di ciò che il Signore le ha detto !”. (Lc 1, 45).