ESERCIZI SPIRITUALI: "La vita delle claustrali".
VII Parte
Dio è
presente, ovunque. E' necessario imparare a leggere i segni che, come
“presenze divine” non si oscurano mai e che possono essere
eclatanti epifanie o epifanie nascoste, percettibili da un cuore
umile, attento, vigilante, inricerca fiduciosa.
Dio scende,
si cala nell'umanità, nella storia: non è l'uomo che sale, questo
non gli è possibile se non con la grazia divina che sostiene i suoi
passi e il suo sguardo, volgendolo all'essenziale, al cuore della
vita.
Dio si
incarna nella Parola già quando si fa voce che chiama i Patriarchi.
E rincorre affettuosamente l'uomo, attraverso le voce dei Profeti: la
Voce si diffonde, è un continuo, appassionato parlare di Dio con
l'uomo, peccatore in fuga.
Ogni uomo
può essere segno, se unito a Dio. Ogni consacrato è chiamato ad
essere segno della bellezza, della bontà, della verità di Dio.
La vita
di una religiosa claustrale è una preghiera, perchè è una vita
offerta in sacrificio, unita al sacrificio di Cristo sempre, giorno e
notte.
La vita
di ogni religioso, consacrato, è segno sacramentale in virtù
dell'unione a Cristo.
L'appello
per tutti i consacrati è “fondiamoci a Cristo”, diveniamo con
Lui, OSTIA, per essere puro dono.
Il massimo
dell'amore è dare la vita: questa espressione massima del dono in
comunione con Cristo ci fa corredentrici. Il martirio è privilegio
di pochi, dare la vita tutti i giorni è privilegio dei consacrati.
La
qualità della vita nelle nostre comunità non dipende dai numeri,
dall'effcienza: questa è la mentalità del mondo!
Gesù non
ha dato il massimo nella predicazione, ma quando è stato INCHIODATO
sulla Croce...
La
mentalità del mondo irrompe nella vita religiosa quando si comincia
a fare calcoli.
Se c'è
fecondità spirituale, c'è sempre fioritura di vita religiosa, non
sappiamo dove, ma è così.
La vera
disgrazia delle comunità è la sterilità, che subentra quando si
spegne la passione, quando viene meno la fducia in Dio: zelo e
fiducia che “viaggiano” sempre sui “piani superiori”.
I catalismi
scuotono; le crisi personali disorientano e turbano...Se le nostre
aspettative si allontanano da quelle di Dio, non sappiamo più
leggere i segni positivi e nella nsotra mente prevalgono i segni
negativi.
Anche le
persone sono segni: attenzione dunque alle voci di Dio, alla voce che
dirama, all'amore che non si frammenta, ma trova tanti piccoli canali
umani per giungere ovunque INTEGRALMENTE.
E' sempre in
TUTTO che noi portiamo dentro e che doniamo. (Che si sviluppa in modi
e tempi indipendenti dalla qualità dello strumento).
Ogni nostri
percorso di consacrati può e deve essere percorso eucaristico...
Guardare
con gratitudine al passato non significa solo guardare ai fondatori e
ai santi, ma anche alle persone che abbiamo incontrato nell'ambiente
che ci ha accolto e formato.
Ogni forma
di vita consacrata è dono dello Spirito Santo; ogni consacrazione è
offerta di anima e di corpo; ogni consacrato è la vittima chiamata
ad essere pura e immacolata, senza difetti.
Dio “corre
il rischio” di chiamare i consacrati ad un'integrità che può
essere tradita.
“Abbracciare
il futuro con speranza” non vuol dire attendere, ma muoversi “tra
le mani di Dio” in una operosità docile e fedele.
Le nostre
attese partono da dentro...
Constatare
la nostra debolezza è segno di umiltà.
L'umiltà è
lo stato di forza, perchè siamo nella verità, chiamati a liberare
l'energia divina che, seminata in noi, si distende, dilata cuore e
orizzonti.
Il monastero
non deve avere confini. Non può averne per definizione: se li ha,
chi lo abita è ristretto di cuore, malato di cuore...
Il
consacrato è segno evidente della bellezza di Dio attraverso la sua
vita interiore.
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