domenica 24 maggio 2015

I nostri Santi “infiammati” dallo Spirito





Santa Teresa ha atteso di vedere il Volto del Signore, consumandosi nella libertà di chi non vive più nel mondo subendone fascino e tentazione, ma solo per servire. “Vivo già fuori di me, giacché muoio d'amore, perché vivo nel Signore, che mi volle tutta a sé. Quando il cuore gli donai vi scrissi questa frase: che muoio perché non muoio”. 

Un servizio orante innanzitutto, che le ha permesso di sostenere difficili battaglie interiori, difficili discernimenti, sfide ardite e pesanti prove. Un'anima infiammata d'amore: “Questa prigione divina dell'amore in cui io vivo, ha reso Dio mia preda, e libero il mio cuore, mi fa nascere tal passione veder Dio mio prigioniero, che muoio perché non muoio”. 

Nel corso di questi mesi, Santa Teresa ci ha preso per mano perché potessimo conoscere un po' di più il Signore anche attraverso il suo esempio di donna fragile, ma resa forte dallo Spirito. Santa Teresa comincia ad allentare la presa per mettere la nostra mano in quella di un'altra grande santa carmelitana che ci apprestiamo a conoscere meglio e che “presiederà” i nostri incontri dal mese di ottobre 2015 al mese di giugno 2016. L'anno 2016 è dedicato in modo speciale nel Carmelo alla celebrazione del 500° anniversario della nascita di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, monaca fiorentina che ha vissuto il suo pellegrinaggio terreno sperimentando tutto ciò che un'anima di preghiera può sperimentare. 

Un solo anno di differenza con santa Teresa, una grande apertura allo Spirito Santo che in quegli anni soffiava con forza per un rinnovamento della Chiesa e tanti insegnamenti da trasmettere a tutti coloro che desiderano infiammarsi allo stesso modo per Cristo....e infiammare la terra con la sua grazia e nel suo nome.....

Poco interessata ai metodi di preghiera o di contemplazione, si immerse gradualmente in un'orazione di raccoglimento, assorbimento in Dio e unione trasformante, senza mai perdere contatto con la viva realtà comunitaria, con un'intensa fraternità così come è vissuta nella nostra Famiglia Religiosa. Chiamata “Maestra della carità”, non si preoccupava di esprimere bei pensieri su Dio, quanto piuttosto di quanto poteva alimentare l'amore per Lui. Con lei si parla di “contemplazione infusa”, poiché ella si è lasciata invadere dalle realtà eterne con disponibilità e generosità. 

Uno dei punti di contatto con l'esperienza di S.Teresa è la gratitudine per il dono dell'umanità di Cristo, alla quale S.M.Maddalena de' Pazzi aggiunge una straordinaria gratitudine per il dono dello Spirito Santo, per la Chiesa, per la vita religiosa. Nessuna speculazione teologica, quindi, ma esperienza consapevole, trasmessa con sollecitudine alle sorelle di comunità e – attraverso di loro- a tutta la Chiesa. 

Un “viaggio nella sostanza”, sempre in una viva comunione ecclesiale. Avremo modo di riflettere sul suo percorso carmelitano, con attenzione agli aspetti più utili per stimolare l'impegno laico nel mondo lungo le coordinate carmelitane; oltre ad essere un esempio per le monache e protettrice del nostro cammino federale, S.M.Maddalena è patrona del Terz'Ordine Carmelitano. In poche parole, ha qualcosa da comunicare a tutti! Il prossimo 25 maggio la celebreremo nella festa liturgica che la presenta come figura significativa alla Chiesa pellegrinante verso la Meta celeste...

Cfr cit. su S.M.Maddalena de'Pazzi, R.M.ValabekSarete raggianti – Ed.Carm. 1993



ESERCIZI SPIRITUALI: "La maternità spirituale...Maria Vergine il nostro modello".

XI Parte




CHI RIMANE IN ME, PORTA MOLTO FRUTTO.
Il frutto è la fecondità spirituale. La maternità spirituale è più vera di quella fisica (che sempre dovrebbe includerla). Ciò che è fisico ha un termine, cio che è spirituale è eterno.

La maternità spirituale di una religiosa arriva ai confini del mondo. Somiglia alla maternità di Maria.

Il grembo di Maria è sempre fecondo: dobbiamo rinascere in Lei.
Una vita consacrata è profondamente tale se è plasmata interiormente sul modello di Maria.

PORTARE FRUTTO indica l'esito di un cammino personale, ma anche di un cammino comunitario.

Constatare le debolezze non dev'essere motivo di scoraggiamento, ma di rendimento di grazie.
Non tutte le debolezze sono necessariamente tradimenti...

Nella nostra maternità ricuperiamo capacità di accoglienza; il mondo sta cambiano, comprenderlo implica attenzione e pazienza.

SE RIMANETE IN ME...CHIEDETE QUELLO CHE VOLETE.


La fecondità è legata alla nostra preghiera, che è esaudita con certezza se restiamo unite al Signore e in virtù di questa profonda comunione, è formulata come LUI VUOLE.

Guardiamo a Maria; la sua docilità è data dalla comunione profonda con Dio. Maria è in Dio, Dio è in Maria. Dio non smette di guardarla e marla, Maria non smette di ricevere e rioffrire amore.

Gesù nasce sempre da Maria, donna eucaristica, “mediatrice eucaristica”. Il suo ECCOMI può essere anche il nostro Eccomi: è una disponibilità totale data al momento dell'annuncio dell'angelo fino ai piedi della Croce. E solo lì, sul Golgota, Gesù chiama Maria, Madre, perché la sua maternità si “completa” con il discepolato.
La DONNA diventa MADRE quando si conclude il sacrificio della Croce.

Così è per noi: siamo madri quando è concluso il sacrificio della giornata, ognuna ai piedi della Croce di Cristo, con la sua croce personale.

Per capire e amare Maria è necessario fare con lei questo percorso: anche lei, benchè privilegiata e preservata, ha dovuto camminare nella fede e sperimentare la fatica.
Dopo aver concepito per opera dello Spirito Santo parte subito per un percorso di montagna...parte per servire Elisabetta.

Elisabetta è piena di Spirito sabto perché Maria ne trabocca: così può essere per noi, traboccanti alla grata e agli incontri che il Signore permette con i fratelli...

Nell'umile gesto di carità si sprigionano i misteri di Dio, si rendono visibili...
La Madonna del quotidiano è quella che più ci interessa. Lei che ha diritto di dire, come i sacerdoti sull'altare al momento della consacrazione, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, offrendo il Figlio, resta sotto i nostri sguardi nell'umiltà di una vita semplice.

Non possiamo sperimentare l'intensità dell'esperienza di Maria, non potremmo contenerla. Ma possiamo avvicinarci, guardare e impaparare da lei.

Nel dolore si sperimenta il massimo dell'amore; Maria ha vissuto dolore-amore con un'intensità inimmaginabile. Per somigliarle, possiamo accettare con disponibilità quanto Dio permette nella nostra vita...

LA PRESENZA DI MARIA DEVE MOLTIPLICARSI IN OGNI DONNA, anche se peccatrice, PERCHE' OGNUNA PORTA IN SE' L'IMPRONTA MARIANA, TANTO PIU' LE DONNE CONSACRATE.

VOGLIO CANTARE AL SIGNORE FINCHE' HO VITA, CANTARE AL MIO DIO FINCHE' ESISTO.
A LUI SIA GRADITO IL MIO CANTO;
LA MIA GIOIA E' NEL SIGNORE...
...BENEDICI IL SIGNORE, ANIMA MIA. (Sal 103)

E' bello per noi stare qui...E' uno stare con il Signore, tanto sul Tabor quanto sul Golgota. Nella solitudine della cella quanto nel coro, nel lavoro, quanto nel parlatorio o nei luoghi “teologici” esterni al monastero, temporaneamente attraversati per motivi di salute.

E' bello per noi stare con te, Signore. E' bello perchè tu sei bello e tutto quello che viene da te è bello...ciò che non appare tale ai nostri occhi, non viene da te oppure è filtrato dalla nostra concupiscenza, dal nostro peccato, dal peccato altrui. Ma tu fai bene, belle e vere tutte le cose...Eterna è la tua misericordia!

Grazie Signore...








ESERCIZI SPIRITUALI: "Fragilità e desiderio".

X Parte






RIMANETE NEL MIO AMORE...RIMANETE IN ME ED IO IN VOI...Il Signore insiste sulla COMUNIONE.

Le vergini che partono incontro allo Sposo sono tutte chiamate allo stesso modo, tutte predilette.

In questo movimento, proprio del chiamato, notiamo sempre due elementi che sentiamo antitetici e che fanno parte della nostra esperienza creaturale: FRAGILITA' E DESIDERIO/RICERCA INCESSANTE.

Nessun uomo gode di energie proprie, né il chiamato alla vita coniugale, né il chiamato alla vita religiosa.

Il quotidiano offre sempre novità di vita, non sia mai tempo ordinario subìto...Cerchiamo di assorbire il più possibile l'energia di Dio per non invecchiare mai spiritualmente!



ESERCIZI SPIRITUALI: "I Voti".

IX Parte





Riflettiamo sui voti: definiamo il termine VOTO come un legame, una promessa di fedeltà, un'appartenenza per AMORE. Non è un vincolo restrittivo, ma “dilatante”; Dio merita più di qanto chiede, il minimo che possiamo fare è offrigli la vita (S. Teresa D'Avila). E' un atto libero della volontà che negli anni si rafforza, matura e si consolida ed è un dono spirituale che produce una ccomunione più profonda con Dio.

L'obbedienza è un sacolto profondo; non è una teoria, è un incontro reale, è un cammino di affidamento perchè il cuore di pietra si trasformi in docile e amante cuore di carne.



E' una promessa fatta alla scuola del Signore, da discenti, non da docenti.
I voti ci permettono di ricuperare i sensi dell'anima attraverso l'ascolto, di ricuperare la sensibilità ai sussurri di Dio.
Le nostre ferite, potenzialmente recuperate con il sacramento del battesimo, necessitano di un cammino di rimarginazione, guarigione che dura una vita.
Nello stato di schiavitù sentiamo la Voce; nella conquista della libertà incontriamo una Persona. La Persona è Cristo...

Chi sente di essere chiamato per nome ad una sequela di Cristo, ha bisogno urgente di sentire sempre. Non può affermare semplicemente “il Signore ha parlato”, perchè il dialogo con Lui, per essere vero, fecondo, santiificante, è INCESSANTE. E anche la risposta dev'essere di conseguenza quotidiana.

DIO FA UN'OFFERTA CONTINUA DI COMUNIONE.

Obbedire significa ascoltare con docilità.

Dio ci parla e si innamora di noi!
La castità è l'effetto immediato della fedeltà di Dio, perchè Egli ama in modo totale ed esige amore esclusivo.
No ci ha privato di un uomo, ci ha dato il massimo...Il termine “rinuncia” non si addice alla vita religiosa: piuttosto si addice all'espressione “Signore, quanto mi hia dato”.

Siamo di Dio, apparteniamo a Lui. Essere intimamente poveri significa essere LIBERI; non è questione di avere o non avere, non si tratta di privazione, ma di offerta di LIBERAZIONE INTERIORE per riempirsi della ricchezza di Dio.

Quando Dio ama, rende “belli”. Quando Dio ama, rende liberi.

I voti non sono un sacrificio, ma un dono, il dono di sentirsi amati di un amore che non è di questo mondo...


ESERCIZI SPIRITUALI: "La profezia".

VIII Parte





Il religioso non deve mai rinuciare alla PROFEZIA. La sua vita è Cristo che vive in lui e parla. “Così dice il Signore...”.

Diventare esperti di comunione in un mondo pieno di chiacchere; il chiasso è generato da chi non vuole stare a contatto con la propria interiorità, con se stesso.
Il consacrato è reso capace di comunione con Cristo, sacramentalmente e nel contatto con la Parola.
E poi, nelle “processioni eucaristiche” verso l'altro.
La carità fraterna nasce di conseguenza e in modo naturale.



Dalle «Omelie» di sant'Asterio di Ammassa, vescovo

Imitiamo l'esempio del buon Pastore
Poiché il modello, ad immagine del quale siete stati fatti, è Dio, procurate di imitare il suo esempio. Siete cristiani, e col vostro stesso nome dichiarate la vostra dignità umana, perciò siate imitatori dell'amore di Cristo che si fece uomo.
Considerate le ricchezze della sua bontà. Egli, quando stava per venire tra gli uomini mediante l'incarnazione, mandò avanti Giovanni, araldo e maestro di penitenza e, prima di Giovanni, tutti i profeti, perché insegnassero agli uomini a ravvedersi, a ritornare sulla via giusta e a convertirsi a una vita migliore.
Poco dopo, quando venne egli stesso, proclamò di persona e con la propria bocca: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò» (Mt 11, 28). Perciò a coloro che ascoltarono la sua parola, concesse un pronto perdono dei peccati e li liberò da quanto li angustiava. Il Verbo li santificò, lo Spirito li rese saldi, l'uomo vecchio venne sepolto nell'acqua, e fu generato l'uomo nuovo, che fiorì nella grazia.
Dopo che cosa segui? Colui che era stato nemico diventò amico, l'estraneo diventò figlio, l'empio diventò santo e pio.
Imitiamo l'esempio che ci ha dato il Signore, il buon Pastore. Contempliamo i Vangeli e, ammirando il modello di premura e di bontà in essi rispecchiato, cerchiamo di assimilarlo bene.
Nelle parabole e nelle similitudini vedo un pastore che ha cento pecore. Essendosi una di esse allontanata dal gregge e vagando sperduta, egli non rimane con quelle che pascolavano in ordine, ma messosi alla ricerca dell'altra, supera valli e foreste, scala monti grandi e scoscesi e, camminando per lunghi deserti con grande fatica, cerca e ricerca fino a che non trova la pecora smarrita.
Dopo averla trovata, non la bastona, né la costringe a forza a raggiungere il gregge, ma, presala sulle spalle, e trattatala con dolcezza, la riporta al gregge, provando una gioia maggiore per quella sola ritrovata, che per la moltitudine delle altre.
Consideriamo la realtà velata e nascosta della parabola. Quella pecora non è affatto una pecora, né quel pastore un pastore, ma significano altra cosa. Sono figure che contengono grandi realtà sacre. Ci ammoniscono, infatti, che non è giusto considerare gli uomini come dannati e senza speranza, e che non dobbiamo trascurare coloro che si trovano nei pericoli, né essere pigri nel portare loro il nostro aiuto, ma che è nostro dovere ricondurre sulla retta via coloro che da essa si sono allontanati e che si sono smarriti. Dobbiamo rallegrarci del loro ritorno e ricongiungerli alla moltitudine di quanti vivono bene e nella pietà.



ESERCIZI SPIRITUALI: "La vita delle claustrali".

VII Parte





Dio è presente, ovunque. E' necessario imparare a leggere i segni che, come “presenze divine” non si oscurano mai e che possono essere eclatanti epifanie o epifanie nascoste, percettibili da un cuore umile, attento, vigilante, inricerca fiduciosa.
Dio scende, si cala nell'umanità, nella storia: non è l'uomo che sale, questo non gli è possibile se non con la grazia divina che sostiene i suoi passi e il suo sguardo, volgendolo all'essenziale, al cuore della vita.

Dio si incarna nella Parola già quando si fa voce che chiama i Patriarchi. E rincorre affettuosamente l'uomo, attraverso le voce dei Profeti: la Voce si diffonde, è un continuo, appassionato parlare di Dio con l'uomo, peccatore in fuga.

Ogni uomo può essere segno, se unito a Dio. Ogni consacrato è chiamato ad essere segno della bellezza, della bontà, della verità di Dio.
La vita di una religiosa claustrale è una preghiera, perchè è una vita offerta in sacrificio, unita al sacrificio di Cristo sempre, giorno e notte.
La vita di ogni religioso, consacrato, è segno sacramentale in virtù dell'unione a Cristo.
L'appello per tutti i consacrati è “fondiamoci a Cristo”, diveniamo con Lui, OSTIA, per essere puro dono.



Il massimo dell'amore è dare la vita: questa espressione massima del dono in comunione con Cristo ci fa corredentrici. Il martirio è privilegio di pochi, dare la vita tutti i giorni è privilegio dei consacrati.

La qualità della vita nelle nostre comunità non dipende dai numeri, dall'effcienza: questa è la mentalità del mondo!
Gesù non ha dato il massimo nella predicazione, ma quando è stato INCHIODATO sulla Croce...
La mentalità del mondo irrompe nella vita religiosa quando si comincia a fare calcoli.
Se c'è fecondità spirituale, c'è sempre fioritura di vita religiosa, non sappiamo dove, ma è così.
La vera disgrazia delle comunità è la sterilità, che subentra quando si spegne la passione, quando viene meno la fducia in Dio: zelo e fiducia che “viaggiano” sempre sui “piani superiori”.

I catalismi scuotono; le crisi personali disorientano e turbano...Se le nostre aspettative si allontanano da quelle di Dio, non sappiamo più leggere i segni positivi e nella nsotra mente prevalgono i segni negativi.

Anche le persone sono segni: attenzione dunque alle voci di Dio, alla voce che dirama, all'amore che non si frammenta, ma trova tanti piccoli canali umani per giungere ovunque INTEGRALMENTE.

E' sempre in TUTTO che noi portiamo dentro e che doniamo. (Che si sviluppa in modi e tempi indipendenti dalla qualità dello strumento).
Ogni nostri percorso di consacrati può e deve essere percorso eucaristico...

Guardare con gratitudine al passato non significa solo guardare ai fondatori e ai santi, ma anche alle persone che abbiamo incontrato nell'ambiente che ci ha accolto e formato.

Ogni forma di vita consacrata è dono dello Spirito Santo; ogni consacrazione è offerta di anima e di corpo; ogni consacrato è la vittima chiamata ad essere pura e immacolata, senza difetti.
Dio “corre il rischio” di chiamare i consacrati ad un'integrità che può essere tradita.

Abbracciare il futuro con speranza” non vuol dire attendere, ma muoversi “tra le mani di Dio” in una operosità docile e fedele.

Le nostre attese partono da dentro...
Constatare la nostra debolezza è segno di umiltà.
L'umiltà è lo stato di forza, perchè siamo nella verità, chiamati a liberare l'energia divina che, seminata in noi, si distende, dilata cuore e orizzonti.

Il monastero non deve avere confini. Non può averne per definizione: se li ha, chi lo abita è ristretto di cuore, malato di cuore...


Il consacrato è segno evidente della bellezza di Dio attraverso la sua vita interiore.
ESERCIZI SPIRITUALI: "Il Padre Nostro".

VI Parte





Dal trattato sul «Padre nostro» di san Cipriano, vescovo e martire.
Chi diede la vita, insegnò anche a pregare
I precetti del Vangelo, fratelli carissimi, sono certo insegnamenti divini, fondamenti su cui si edifica la speranza, sostegni che rafforzano la fede, alimenti che ristorano il cuore, timoni che dirigono il cammino, aiuti per ottenere la salvezza. Istruiscono le menti docili dei credenti qui in terra e li conducono al regno dei cieli.
Dio volle che molte cose fossero dette e ascoltate per mezzo dei profeti, suoi servi. Ma immensamente più sublimi sono le realtà che comunica attraverso il suo Figlio. Più incomparabili le cose, che la parola di Dio, pur già presente nei profeti, proclama ora con la propria voce, e cioè non più comandando che gli si prepari la via, ma venendo egli stesso, aprendoci e mostrandoci il cammino da seguire. Così mentre prima eravamo erranti, sconsiderati e ciechi nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia, possiamo battere la via della vita con la guida e l`aiuto del Signore.
Egli fra gli altri salutari suoi ammonimenti e divini precetti, con i quali venne in aiuto al suo popolo per la salvezza, diede anche la norma della preghiera, ci suggerì e insegnò quel che dovevamo domandare. Colui che ha dato la vita, ha insegnato anche a pregare, con la stessa benevolenza con la quale sì è degnato di dare e fornire tutto il resto; e ciò perché parlando noi al Padre con la supplica e l'orazione che il Figlio insegnò, fossimo più facilmente ascoltati.
Aveva già predetto che sarebbe venuta l'ora in cui i veri adoratori avrebbero adorato il Padre in spirito e verità, ed egli adempì la promessa perché noi, ricevendo dalla sua santificazione lo spirito e la verità, adorassimo veramente e spiritualmente in grazia del suo dono.
Quale orazione infatti può essere più spirituale di quella che ci è stata data da Cristo, dal quale ci è stato mandato anche lo Spirito Santo? Quale preghiera al Padre può essere più vera di quella che è stata proferita dalla bocca del Figlio, che è verità? Pregare diversamente da quello che egli ci ha insegnato non sarebbe soltanto ignoranza ma anche colpa, avendo egli stesso affermato: Respingete il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione! (cfr. Mc 7, 9).
Preghiamo, dunque, fratelli, come Dio, nostro Maestro, ci ha insegnato. E` preghiera amica e familiare pregare Dio con le sue parole, far salire ai suoi orecchi la preghiera di Cristo.
Riconosca il Padre le parole del Figlio suo quando preghiamo; egli che abita dentro il nostro cuore, sia anche nella nostra voce. E poiché è nostro avvocato presso il Padre, usiamo le parole del nostro avvocato, quando, come peccatori, supplichiamo per i nostri peccati. Se egli ha detto che qualunque cosa chiederemo al Padre nel suo nome ci sarà data, impetreremo più efficacemente quel che domandiamo in nome di Cristo, se lo domanderemo con la sua preghiera.

Se davanti a Dio diciamo “Padre Nostro” e non “mio”, viviamo il senso della fraternità, non siamo più estranei gli uni per gli altri.
Ed è possibile pregarlo così in unione a Cristo e nello Spirito Santo.
Non sono i bisogni urgenti e pulsanti a stimolare la nostra preghiera, quanto, piuttosto, il desiderio di contatto con la santità di Dio.


ESERCIZI SPIRITUALI: "Alzarsi e cercare il Signore".

V Parte





Dal Libro di Isaia 55, 6 ss

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Il Signore dice: “Alzati”. E ancora: “Seguimi”...”Se vuoi”. Non lo dice una volta per tutte, ma lo ripete continuamente: dono e risposta hanno la caratteristica di perennità.

I consacrati hanno più motivi di tutti per rallegrarsi, sperimentano la gioia dell'intimità, del vivere consapevolmente alla presenza di Dio.

Donaci di accogliere con cuore libero e ardente la tua parola, per portare frutto, nella perseveranza. Fa' che collaboriamo a costruire un mondo più giusto e fraterno, perchè tutti gli uomini siano disponibili a ricevere l'annuncio di pace della tua Chiesa” (Dalle invocazioni delle Lodi mattutine del martedì, I settimana di Quaresima).

Signore insegnaci a pregare...te lo chiediamo insieme ai tuoi apostoli, a coloro che hai scelto e chiamato vicino. Insegnaci a dialogare familiarmente con te, ma anche a saper stare nel tuo silenzio, perchè sappiamo che un rapporto profondo di conoscenza e di fiducia è fatto anche di silenzio.
Pregare significa mettersi in comunione totale con te.



ESERCIZI SPIRITUALI: "Rimanere nell'Amore di Dio".

IV Parte


Dio ha parlato. La tua Parola è viva ed eterna: possiamo sfogliarla con una familiarità conquistata nei secoli, ma non possiamo accedervi se non invochiamo lo Spirito Santo, che illumina, guida, interpreta, consola, scuote. E sostiene l'atto di fede che ci porta a dire: SI' SIGNORE, E' LA TUA PAROLA, SEI TU CHE MI PARLI. HO BISOGNO DI ESSERE NUTRITO DA TE.Anche il Silenzio di Dio è eloquente: è necessario saperci restare...

Dal Vangelo di Giovanni 15, 9-17

Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

Non c'è misura nell'amore di Dio per noi.
Meraviglia, stupore, gratitudine...come rispondiamo? Come reagiamo a questo effluvio che non è legato ad un tempo?

LA NOSTRA CONSACRAZIONE “OBBLIGA” AD ESSERE UN DONO PER LA CHIESA, PER IL MONDO. COSA DIAMO AL MONDO? LA RICCHEZZA CHE DIO CI DONA.
IL MONDO DEVE SAPERE CHE C'E' LA POSSIBILITA' DI SPENDERE LA VITA PER DIO, MENTRE ALTRI LA SPENDONO ALTROVE.

Come consacrate cerchiamo di immedesimarci nel cammino delle vergini sagge che vanno incontro allo Sposo con le lampade accese e una buona riserva d'olio contenuto in picocli vasi: i piccoli vasi delle azioni quotidiane, che nessuno nota, nessuno stima di valore, ma che compiute in Dio, mantengono la sua presenza di luce nel nostro ed altrui cammino.

LA SANTITA' CRISTIANA NON E' LEGATA A STRAORDINARIE IMPRESE ASCETICHE, CHE SICURAMENTE NON FANNO PER NOI, PERCHE' SUPERANO DI GRAN LUNGA LE NOSTRE POSSIBILITA'.
DIO INVECE CI CHIEDE UNA SANTITA' SULLA NOSTRA MISURA, FATTA DI RISPETTO E DI AMORE PER IL PROSSIMO. LA PRATICA COSTANTE DELLA CARITA' NON E' FORSE AUTENTICO EROISMO?

ALLA SERA DELLA VITA SAREMO GIUDICATI SULL'AMORE. (S. Giovanni della Croce)

Esistono tanti modi di soccorrere Cristo; quando la compassione diventa donazione generosa, si può partire in missione, nel proprio quartiere o in paesi lontani. Oppure in unione al sacrificio di Cristo, offrire la vita in clausura.
L'efficacia della donazione, che è in ogni caso servizio, dipende dall'intensitàdell'offerta e dell'unione al Signore.

L'uomo è il capolavoro di Dio; Egli non finisce mai di ritoccarlo...


ESERCIZI SPIRITUALI: "Eccomi"

III Parte





Benchè Dio chiami il consacrato con voce ferma, pronunciando il suo nome 2 volte, se non siamo capaci di silenzio, non percepiamo la chiamata.
Chi invita, non grida, ma usa dolcemente la voce: Dio non si impone.

Possiamo crearci un ambiente silenzioso, non è difficile. Ben più complicato è conquistare il silenzio interiore e riuscire a mantenerlo come stato costante, per vigilare e ascoltare ogni respiro di Dio. Di conseguenza, ogni nostro moto e ogni moto del fratello...

Il peccato ci tormenta; la concuiscenza, i nostri peccati, i peccati altrui, le strutture di peccato.


Ma il Signore è con noi...Da soli non possiamo far nulla...ECCOMI...Dio tesse una trama d'amore incessante: restiamo su quel telaio che è la Chiesa, la famiglia religiosa, la comunità.

Nello spazio di quel telaio, il Signore si è manifestato...ha parlato...ha chiamato.



ESERCIZI SPIRITUALI: "Ascoltare la Parola di Dio".

II Parte




Immerso nella Parola di Dio, legge d'amore, il consacrato ripete con il salmista: “LA LEGGE DEL SIGNORE E' PERFETTA, RINFRANCA L'ANIMA, RENDE SAGGIO IL SEMPLICE, FA GIOIRE IL CUORE, ILLUMINA GLI OCCHI...DAVANTI A TE, SIGNORE, I PENSIERI DEL MIO CUORE...(Cf. Sal 18).


E' il momento della resa...E' la resa della Vergine dell'ascolto che ha saputo ascoltare profondamente nella fede l'annuncio dell'angelo e permettere così al Verbo di incarnarsi e di unirsi per sempre alla nostra umanità.
A Lei ogni consacrato si affida con fiducia e affetto filiali: con Lei pronuncia il suo Eccomi quotidiano...

Se il consacrato ascolta come Maria, percorre la strada verso Gerusalemme, percorre la strada verso Gerusalemme, simbolo della Chiesa che è comunione viva di tutte le membra con il Capo, Cristo Signore.
Se non ascolta, si allontana dalla comunione con gradualità e il suo parlare diventa vano, sterile...crea divisione interiore ed esteriore.
La sua parola non è informata e conformata alla Parola di Dio, ma svuotata di senso ed efficacia.

Eccomi” significa dare completa disponibilità al Signore: Egli ci prende con sé, ci assume. Noi entriamo nel suo costato aperto. Un incontro, uno scambio ammirabile, continuo.




ESERCIZI SPIRITUALI SULLA VITA CONSACRATA 

MONASTERO CARMELITANO DI SUTRI

I Parte

PREDICATORE: P. FELICE POLI OSB SILV






Introduzione

Dio chiama: l'uomo si mette in cammino per conoscere l'origine e il senso di quella voce che ha pronunciato il suo nome, deve ascoltarla profondamente, senza indurimenti, resistenze, ripensamenti.
Paura, tristezza. Rabbia, non possono restare impedimenti permanenti ad un cammino meraviglioso che percepiamo immediatamente come cammino di liberazione.

Dio chiama tutti all'incontro con Lui, un incontro di conoscenza, un incontro in cui ci si sente amati nella verità. Con qualcuno Dio “alza la voce”, che resta pur sempre delicata come una brezza leggera: quando Dio chiama in disparte con voce ferma, sta chiedendo qualcosa...Il nome è pronunciato 2 volte: tra le Sacre Pagine ci capita di leggere il nome di profeti o di amici di Gesù, pronunciato 2 volte con affetto, attenzione.
Il Signore chiede qualcosa, affida a questi chiamati una missione, li richiama perchè siano testimoni di una verità da Lui proclamata.

Chiamati in disparte: siamo noi, noi consacrati chiamati ad abitare il Cuore del Signore per sperimentare “da dentro”, l'amore di Dio per l'uomo, la meravigliosa comunione tra il Creatore e la creatura.
Siamo i “sedotti” chiamati a testimoniare a tutti, attraverso l'esperienza dell'interiorità donata da Dio, le meraviglie che Egli compie per noi, incessantemente.


martedì 19 maggio 2015

LA CHIESA PREGA PER LA VITA CONSACRATA 



Vieni, Spirito Creatore, con la multiforme grazia a illuminare, a vivificare, a santificare la tua Chiesa! 

Unita nella lode ti rende grazie per il dono della Vita Consacrata elargito e confermato nella novità dei carismi lungo i secoli. 
Guidati dalla tua luce e radicati nel battesimo, uomini e donne, attenti ai tuoi segni nella storia, hanno arricchito la Chiesa, vivendo il Vangelo nella sequela di Cristo casto e povero, obbediente, orante e missionario. 

Vieni Santo Spirito, amore eterno del Padre e del Figlio! 

Ti invochiamo affinché tu custodisca tutti i consacrati nella fedeltà. Vivano il primato di Dio nelle vicende umane, la comunione e il servizio tra le genti, la santità nello spirito delle beatitudini. 

Vieni, Spirito Paraclito, sostegno e consolazione del tuo popolo! 

Infondi in loro la beatitudine dei poveri, per camminare sulla via del Regno. 
Dona loro un cuore di consolazione per asciugare le lacrime degli ultimi. 
Insegna loro la potenza della mitezza perché risplenda in essi la Signoria di Cristo. 
Accendi in loro la profezia evangelica per aprire sentieri di solidarietà e sfamare attese di giustizia.
Riversa nei loro cuori la tua misericordia perché siano ministri di perdono e di tenerezza. Rivesti la loro vita della tua pace affinché possano narrare nei crocevia del mondo la beatitudine dei figli di Dio. 
Fortifica i loro cuori nelle avversità e nelle tribolazione, si rallegrino nella speranza del Regno futuro. 
Associa alla vittoria dell’Agnello coloro che a causa di Cristo e del Vangelo sono segnati dal sigillo del martirio. 

La Chiesa in questi suoi figli e figlie possa riconoscere la purezza del Vangelo e il gaudio dell’annuncio che salva. 

Maria, prima discepola e missionaria, Vergine fatta Chiesa, interceda per noi. Amen 

Papa Francesco

domenica 17 maggio 2015

La chiamata del Signore



Chiama: la chiamata del Signore ci ricorda che è sua l'iniziativa e che a noi è richiesto silenzio esteriore ed interiore per ascoltare la sua voce. E in questa predisposizione, la riconosciamo come voce divina che ci interpella.
Parla: il Signore si comunica, comunica se stesso incessantemente e con la sua Parola crea e ricrea. Questo significa che il Buon Pastore è Parola a noi accessibile perché incarnata, viva e trasformante, è luce che consente di guardarsi con attenzione e guardare con attenzione, dentro e fuori di noi. E' strumento per una consapevolezza, per un ordine nel quale siamo chiamati a muoverci con fede, speranza e carità.
Nutre: con i sacramenti. Liturgia della Parola e liturgia Eucaristica sono aspetti diversi di un'unica Persona che ci vive accanto e "dentro", che da' forza per superare gli ostacoli della nostra natura ferita dal peccato e apre l'accesso alla Verità e alla Gioia con tutti i sacramenti che scaturiscono dal costato di Cristo, morto e risorto per noi.
Nella Chiesa: tutti chiamati ad essere figli di Dio, una chiamata universale alla partecipazione alla vita divina, nella quale si inserisce la chiamata particolare come via per la salvezza personale e per la santificazione della Chiesa, insieme di fratelli tutti convocati da Dio a formare un solo corpo in un solo spirito.
Nel Carmelo: la spiritualità carmelitana ruota attorno a questi elementi, Parola meditata giorno e notte, perché possiamo rimanervi e conoscere profondamente Dio che ci ha creato per amore. Per incontrarlo, per servirlo. Ed Eucaristia per crescere nella comunione con Lui e tra noi, alla stessa mensa, alla quale siede Maria, Madre e Decore del Carmelo, bellezza trasparente e pura attraverso la quale vediamo Dio e sperimentiamo l'amore puro e gratuito che siamo chiamate a ridonare a tutti i compagni di cammino.
La chiamata particolare: nel nome di Cristo, otteniamo ogni cosa. Dio ci ha rivelato il suo nome, Gesù si è incarnato nella storia, in poche parole, si è rivelato, ha svelato la sua identità. Prima pronuncia il suo nome e poi il nostro: Lui ci conosce, noi lo riconosciamo e lo chiamiamo Maestro, Pastore, riferimento continuo....Per dare la vita anche noi. La sua identità di Colui che dona e si dona, è anche la nostra: siamo stati creati a Sua immagine. E come si può donare la vita dietro una grata che sembra impedire o mortificare la libertà, anche quella di compiere un bene necessario?


Consacrazione: non apparteniamo più a noi stessi per essere di tutti. Abbiamo accettato un particolare servizio che ha superao le nostre aspettative perché quanto il Signore ha ispirato nel nostro percorso precedente l'ingresso in monastero, era comunque limitato a tempi e spazi che in una vita di preghiera di intercessione continua, non esistono.


Omelia del Santo Padre Francesco

Domenica, 2 febbraio 2015



FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE


XIX GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA



Teniamo davanti agli occhi della mente l’icona della Madre Maria che cammina col Bambino Gesù in braccio. Lo introduce nel tempio, lo introduce nel popolo, lo porta ad incontrare il suo popolo.

Le braccia della Madre sono come la “scala” sulla quale il Figlio di Dio scende verso di noi, la scala dell’accondiscendenza di Dio. Lo abbiamo ascoltato nella prima Lettura, dalla Lettera agli Ebrei: Cristo si è reso «in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede» (2,17). E’ la duplice via di Gesù: Egli è sceso, si è fatto come noi, per ascendere al Padre insieme con noi, facendoci come Lui.

Possiamo contemplare nel cuore questo movimento immaginando la scena evangelica di Maria che entra nel tempio con il Bambino in braccio. La Madonna cammina, ma è il Figlio che cammina prima di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta Lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare a Lui.

Gesù ha fatto la nostra stessa strada per indicare a noi il cammino nuovo, cioè la “via nuova e vivente” (cfr Eb 10,20) che è Lui stesso. E per noi, consacrati, questa è l’unica strada che, in concreto e senza alternative, dobbiamo percorrere con gioia e perseveranza.

Il Vangelo insiste ben cinque volte sull’obbedienza di Maria e Giuseppe alla “Legge del Signore” (cfr Lc 2,22. 23. 24. 27. 39). Gesù non è venuto a fare la sua volontà, ma la volontà del Padre; e questo – ha detto – era il suo “cibo” (cfr Gv 4, 34). Così chi segue Gesù si mette nella via dell’obbedienza, imitando l’“accondiscendenza” del Signore; abbassandosi e facendo propria la volontà del Padre, anche fino all’annientamento e all’umiliazione di sé stesso (cfr Fil 2,7-8). Per un religioso, progredire significa abbassarsi nel servizio, cioè fare lo stesso cammino di Gesù, che «non ritenne un privilegio l’essere come Dio» (Fil 2,6). Abbassarsi facendosi servo per servire.

E questa via prende la forma della regola, improntata al carisma del fondatore, senza dimenticare che la regola insostituibile, per tutti, è sempre il Vangelo. Lo Spirito Santo, poi, nella sua creatività infinita, lo traduce anche nelle diverse regole di vita consacrata che nascono tutte dalla sequela Christi, e cioè da questo cammino di abbassarsi servendo.

Attraverso questa “legge” i consacrati possono raggiungere la sapienza, che non è un’attitudine astratta ma è opera e dono dello Spirito Santo. E segno evidente di tale sapienza è la gioia. Sì, la letizia evangelica del religioso è conseguenza del cammino di abbassamento con Gesù… E, quando siamo tristi, ci farà bene domandarci: “Come stiamo vivendo questa dimensione kenotica?”.

Nel racconto della Presentazione di Gesù al Tempio la sapienza è rappresentata dai due anziani, Simeone e Anna: persone docili allo Spirito Santo (lo si nomina 3 volte), guidati da Lui, animati da Lui. Il Signore ha dato loro la sapienza attraverso un lungo cammino nella via dell’obbedienza alla sua legge. Obbedienza che, da una parte, umilia e annienta, però, dall’altra accende e custodisce la speranza, facendoli creativi, perché erano pieni di Spirito Santo. Essi celebrano anche una sorta di liturgia attorno al Bambino che entra nel Tempio: Simeone loda il Signore e Anna “predica” la salvezza (cfr Lc 2,28-32.38). Come nel caso di Maria, anche l’anziano Simeone prende il bambino tra le sue braccia, ma, in realtà, è il bambino che lo afferra e lo conduce. La liturgia dei primi Vespri della Festa odierna lo esprime in modo chiaro e bello: «senex puerum portabat, puer autem senem regebat». Tanto Maria, giovane madre, quanto Simeone, anziano “nonno”, portano il bambino in braccio, ma è il bambino stesso che li conduce entrambi.

È curioso notare che in questa vicenda i creativi non sono i giovani, ma gli anziani. I giovani, come Maria e Giuseppe, seguono la legge del Signore sulla via dell’obbedienza; gli anziani, come Simeone e Anna, vedono nel bambino il compimento della Legge e delle promesse di Dio. E sono capaci di fare festa: sono creativi nella gioia, nella saggezza.

Tuttavia, il Signore trasforma l’obbedienza in sapienza, con l’azione del suo Santo Spirito.

A volte Dio può elargire il dono della sapienza anche a un giovane inesperto, basta che sia disponibile a percorrere la via dell’obbedienza e della docilità allo Spirito. Questa obbedienza e questa docilità non sono un fatto teorico, ma sottostanno alla logica dell’incarnazione del Verbo: docilità e obbedienza a un fondatore, docilità e obbedienza a una regola concreta, docilità e obbedienza a un superiore, docilità e obbedienza alla Chiesa. Si tratta di docilità e obbedienza concrete.

Attraverso il cammino perseverante nell’obbedienza, matura la sapienza personale e comunitaria, e così diventa possibile anche rapportare le regole ai tempi: il vero “aggiornamento”, infatti, è opera della sapienza, forgiata nella docilità e obbedienza.

Il rinvigorimento e il rinnovamento della vita consacrata avvengono attraverso un amore grande alla regola, e anche attraverso la capacità di contemplare e ascoltare gli anziani della Congregazione. Così il “deposito”, il carisma di ogni famiglia religiosa viene custodito insieme dall’obbedienza e dalla saggezza. E, attraverso questo cammino, siamo preservati dal vivere la nostra consacrazione in maniera light, in maniera disincarnata, come fosse una gnosi, che ridurrebbe la vita religiosa ad una “caricatura”, una caricatura nella quale si attua una sequela senza rinuncia, una preghiera senza incontro, una vita fraterna senza comunione, un’obbedienza senza fiducia e una carità senza trascendenza.

Anche noi, oggi, come Maria e come Simeone, vogliamo prendere in braccio Gesù perché Egli incontri il suo popolo, e certamente lo otterremo soltanto se ci lasciamo afferrare dal mistero di Cristo. Guidiamo il popolo a Gesù lasciandoci a nostra volta guidare da Lui. Questo è ciò che dobbiamo essere: guide guidate.

Il Signore, per intercessione di Maria nostra Madre, di San Giuseppe e dei Santi Simeone e Anna, ci conceda quanto gli abbiamo domandato nell’Orazione di Colletta: di «essere presentati [a Lui] pienamente rinnovati nello spirito». Così sia.