domenica 28 giugno 2015

LA GIOIA DI ESSERE CARMELITANE...



Vivere la profondità del proprio Battesimo, la regalità divina della propria esistenza umana, la dimensione profetica del proprio dialogo intimo con Dio e la vocazione mediatrice tra Dio e gli uomini nella vita contemplativa e claustrale significa scoprire poco a poco quale sia stato fin dalla nascita il progetto di amore che Dio ha avuto sulla propria persona e sulla propria anima. Essere portate dalla mano di Dio nello spazio simbolico della clausura significa farsi sorprendere dalla “gelosia” di un Dio che non si accontenta di una sola porzione del cuore umano. Colei che è chiamata a vivere i voti di povertà, castità e obbedienza secondo la Regola e le Costituzioni carmelitane diverrà consapevole che fin dal proprio Battesimo lo Spirito Santo è stato sovrano della sua vita: come Sposa è stata nascosta dallo Sposo agli sguardi del mondo e delle creature perché divenisse la sola Regina a conquistare il Suo cuore secondo il modello della Beata Vergine Maria; come Carmelitana discendente dell’eredità profetica di Elia parlerà al Signore Dio nel silenzio del Suo cuore liberato da tutto ciò che impedisce il dialogo con l’Amato e potrà contemplare così i misteri di amore che il Cuore di Gesù attende di comunicare a tutta l’umanità; come Cristiana sarà mediatrice con Cristo Sacerdote e Sposo per tutti gli uomini e le donne, per tutti i fratelli e le sorelle, soprattutto per coloro che non hanno la forza di alzare le mani al Cielo per pregare, per coloro che non hanno voce per innalzare un canto di lode al Signore Dio. La Sposa carmelitana è nascosta con Cristo in Dio attraverso una quotidianità che rende invisibili tutti i suoi sentimenti, i suoi pensieri e i suoi gesti che appartengono così solo a Dio, custode della sacralità della vita sponsale nelle sue dimensioni di cuore, mente, corpo e spirito. Dio vuole tutto per sé e dunque la Sposa è un corpo solo ed uno spirito solo con Gesù Sposo, che la conduce alla ricerca di ciò che è sempre più invisibile agli occhi degli esseri umani perché sia solo lo Sposo a conoscere gli atti di amore che la Sposa compie per Lui. Ecco dunque il dialogo invisibile della Sposa con Gesù nel “talamo nuziale” della propria cella ove lo Sposo le parla con le parole divine della Sacra Scrittura; ecco dunque i sentimenti di gioia e di dolore raccolti nell’ "otre nascosto della rinuncia di sé” perché lo Sposo sia felice e lo siano anche coloro che condividono lo stesso amore sponsale, le proprie sorelle; ecco dunque l’invisibilità dei gesti e degli atteggiamenti che la Sposa rende puri ed amabili perché ogni atto, ogni parola, ogni tratto esteriore comunichi rispetto verso ogni consorella, sacra quanto l’Ostia consacrata dal sacerdote nell’Eucarestia quotidiana. La gioia di vivere i “voti” di povertà, castità e obbedienza come vincoli di amore: la gioia di essere Regina del Cuore di Dio perché la Sposa ha come unica ricchezza Gesù Sposo senza alcun bene materiale e spirituale che non sia in comunione con le proprie sorelle; la gioia di intercedere come un sacerdote per l’intera umanità salvata dal Cristo che unisce la Sposa alla propria volontà per dare la vita a coloro che Lui ama; la gioia di essere Sposa perchè il suo cuore non ha altro sentimento, pensiero ed immagine che quella del proprio Sposo crocifisso per Lei.

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