LA PUREZZA DI CUORE...DESIDERIO DI FELICITA'...PAPA FRANCESCO PARLA AI GIOVANI.
[...]
1. Il desiderio della felicità
La
parola beati, ossia felici, compare nove volte in
questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr Mt 5,1-12).
È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a
percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è
la via della vera felicità.
Sì,
cari giovani, la ricerca della felicità è comune a tutte le persone
di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di ogni
uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di
pienezza. Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in
continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete
d’infinito?
I
primi capitoli del Libro della Genesi ci presentano la splendida
beatitudine alla quale siamo chiamati e che consiste in comunione
perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con noi stessi. Il
libero accesso a Dio, alla sua intimità e visione era presente nel
progetto di Dio per l’umanità dalle sue origini e faceva sì che
la luce divina permeasse di verità e trasparenza tutte le relazioni
umane. In questo stato di purezza originale non esistevano
“maschere”, sotterfugi, motivi per nascondersi gli uni agli
altri. Tutto era limpido e chiaro.
Quando
l’uomo e la donna cedono alla tentazione e rompono la relazione di
fiduciosa comunione con Dio, il peccato entra nella storia umana
(cfr Gen 3). Le conseguenze si fanno subito notare anche
nelle loro relazioni con sé stessi, l’uno con l’altro, con la
natura. E sono drammatiche! La purezza delle origini è come
inquinata. Da quel momento in poi l’accesso diretto alla presenza
di Dio non è più possibile. Subentra la tendenza a nascondersi,
l’uomo e la donna devono coprire la propria nudità. Privi della
luce che proviene dalla visione del Signore, guardano la realtà che
li circonda in modo distorto, miope. La “bussola” interiore che
li guidava nella ricerca della felicità perde il suo punto di
riferimento e i richiami del potere, del possesso e della brama del
piacere a tutti i costi li portano nel baratro della tristezza e
dell’angoscia.
Nei
Salmi troviamo il grido che l’umanità rivolge a Dio dal profondo
dell’anima: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è
fuggita la luce del tuo volto?» (Sal 4,7). Il Padre, nella sua
infinita bontà, risponde a questa supplica inviando il suo Figlio.
In Gesù, Dio assume un volto umano. Con la sua incarnazione, vita,
morte e risurrezione Egli ci redime dal peccato e ci apre orizzonti
nuovi, finora impensabili.
E
così, in Cristo, cari giovani, si trova il pieno compimento dei
vostri sogni di bontà e felicità. Lui solo può soddisfare le
vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane. Come
disse san Giovanni
Paolo II: «è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi
provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di
adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere
che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni
più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in
voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande»
(Veglia
di preghiera a Tor Vergata, 19 agosto 2000: Insegnamenti XXIII/2,
[2000], 212).
2. Beati
i puri di cuore…
Adesso
cerchiamo di approfondire come questa beatitudine passi attraverso la
purezza del cuore. Prima di tutto dobbiamo capire il significato
biblico della parola cuore. Per la cultura ebraica il cuore
è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della
persona umana. Se la Bibbia ci insegna che Dio non vede le apparenze,
ma il cuore (cfr 1 Sam 16,7), possiamo dire anche che è a
partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio. Questo perché il
cuore riassume l’essere umano nella sua totalità e unità di corpo
e anima, nella sua capacità di amare ed essere amato.
Per
quanto riguarda invece la definizione di “puro”, la parola greca
utilizzata dall’evangelista Matteo è katharos e
significa fondamentalmente pulito, limpido, libero da sostanze
contaminanti. Nel Vangelo vediamo Gesù scardinare una certa
concezione della purezza rituale legata all’esteriorità, che
vietava ogni contatto con cose e persone (tra cui i lebbrosi e gli
stranieri), considerati impuri. Ai farisei che, come tanti giudei di
quel tempo, non mangiavano senza aver fatto le abluzioni e
osservavano numerose tradizioni legate al lavaggio di oggetti, Gesù
dice in modo categorico: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che,
entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono
dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore
degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi,
adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia,
calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,15.21-22).
In
che consiste dunque la felicità che scaturisce da un cuore puro? A
partire dall’elenco dei mali che rendono l’uomo impuro, enumerati
da Gesù, vediamo che la questione tocca soprattutto il campo delle
nostre relazioni. Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò
che può “inquinare” il suo cuore, formarsi una coscienza retta e
sensibile, capace di «discernere la volontà di Dio, ciò che è
buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Se è necessaria
una sana attenzione per la custodia del creato, per la purezza
dell’aria, dell’acqua e del cibo, tanto più dobbiamo custodire
la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori
e le nostre relazioni. Questa “ecologia umana” ci aiuterà a
respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore
vero, dalla santità.
Una
volta vi ho posto la domanda: Dov’è il vostro tesoro? Su quale
tesoro riposa il vostro cuore? (cfr Intervista
con alcuni giovani del Belgio, 31 marzo 2014). Sì, i nostri
cuori possono attaccarsi a veri o falsi tesori, possono trovare un
riposo autentico oppure addormentarsi, diventando pigri e
intorpiditi. Il bene più prezioso che possiamo avere nella vita è
la nostra relazione con Dio. Ne siete convinti? Siete consapevoli del
valore inestimabile che avete agli occhi di Dio? Sapete di essere
amati e accolti da Lui in modo incondizionato, così come siete?
Quando questa percezione viene meno, l’essere umano diventa un
enigma incomprensibile, perché proprio il sapere di essere amati da
Dio incondizionatamente dà senso alla nostra vita. Ricordate il
colloquio di Gesù con il giovane ricco (cfr Mc 10,17-22)?
L’evangelista Marco nota che il Signore fissò lo sguardo su di lui
e lo amò (cfr v. 21), invitandolo poi a seguirlo per trovare il vero
tesoro. Vi auguro, cari giovani, che questo sguardo di Cristo, pieno
di amore, vi accompagni per tutta la vostra vita.
Il
periodo della giovinezza è quello in cui sboccia la grande ricchezza
affettiva presente nei vostri cuori, il desiderio profondo di un
amore vero, bello e grande. Quanta forza c’è in questa capacità
di amare ed essere amati! Non permettete che questo valore prezioso
sia falsato, distrutto o deturpato. Questo succede quando nelle
nostre relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i
propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il
cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative.
Vi prego: non abbiate paura di un amore vero, quello che ci insegna
Gesù e che san Paolo delinea così: «La carità è magnanima,
benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia
d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto
crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine»
(1 Cor 13, 4-8).
Nell’invitarvi
a riscoprire la bellezza della vocazione umana all’amore, vi esorto
anche a ribellarvi contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore,
soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente all’aspetto
sessuale, svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di
bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità. Cari giovani, «nella
cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che
l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di
impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per
sempre”, perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi
chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente;
sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del
provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di
assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare
veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il
coraggio di andare controcorrente. E abbiate il coraggio anche di
essere felici» (Incontro
con i volontari alla GMG di Rio, 28 luglio 2013).
Voi
giovani siete dei bravi esploratori! Se vi lanciate alla scoperta del
ricco insegnamento della Chiesa in questo campo, scoprirete che il
cristianesimo non consiste in una serie di divieti che soffocano i
nostri desideri di felicità, ma in un progetto di vita capace di
affascinare i nostri cuori!
3.
... perché vedranno Dio
Nel
cuore di ogni uomo e di ogni donna risuona continuamente l’invito
del Signore: «Cercate il mio volto!» (Sal 27,8). Allo stesso
tempo ci dobbiamo sempre confrontare con la nostra povera condizione
di peccatori. E’ quanto leggiamo per esempio nel Libro dei Salmi:
«Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo
luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Sal 24,3-4).
Ma non dobbiamo avere paura né scoraggiarci: nella Bibbia e nella
storia di ognuno di noi vediamo che è sempre Dio che fa il primo
passo. E’ Lui che ci purifica affinché possiamo essere ammessi
alla sua presenza.
Il
profeta Isaia, quando ricevette la chiamata del Signore a parlare nel
suo nome, si spaventò e disse: «Ohimè! Io sono perduto, perché un
uomo dalle labbra impure io sono» (Is 6,5). Eppure il Signore
lo purificò, inviandogli un angelo che toccò la sua bocca e gli
disse: «E’ scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato»
(v. 7). Nel Nuovo Testamento, quando sul lago di Gennèsaret
Gesù chiamò i suoi primi discepoli e compì il prodigio della pesca
miracolosa, Simon Pietro cadde ai suoi piedi dicendo: «Signore,
allontanati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5,8). La
risposta non si fece aspettare: «Non temere; d’ora in poi sarai
pescatore di uomini» (v. 10). E quando uno dei discepoli di Gesù
gli chiese: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», il Maestro
rispose: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,8-9).
L’invito
del Signore a incontrarlo è rivolto perciò ad ognuno di voi, in
qualsiasi luogo e situazione si trovi. Basta «prendere la decisione
di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta.
Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito
non è per lui» (Esort. ap. Evangelii
gaudium, 3). Siamo tutti peccatori, bisognosi di essere
purificati dal Signore. Ma basta fare un piccolo passo verso Gesù
per scoprire che Lui ci aspetta sempre con le braccia aperte, in
particolare nel Sacramento della Riconciliazione, occasione
privilegiata di incontro con la misericordia divina che purifica e
ricrea i nostri cuori.
Sì,
cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi “vedere” da
noi. “E come?” – mi potrete domandare. Anche santa Teresa
d’Avila, nata in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva
ai suoi genitori: «Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via
dellapreghiera come «un intimo rapporto di amicizia con Colui
dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita, 8, 5). Per questo vi
domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il
Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un
amico qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico! Provate a
farlo, con semplicità. Scoprirete quello che un contadino di Ars
diceva al santo Curato del suo paese: quando sono in preghiera
davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e lui mi guarda» (Catechismo
della Chiesa Cattolica, 2715).
Ancora
una volta vi invito a incontrare il Signore leggendo
frequentemente la Sacra Scrittura. Se non avete ancora l’abitudine,
iniziate dai Vangeli. Leggete ogni giorno un brano. Lasciate che la
Parola di Dio parli ai vostri cuori, illumini i vostri passi
(cfr Sal 119,105). Scoprirete che si può “vedere” Dio
anche nel volto dei fratelli, specialmente quelli più
dimenticati: i poveri, gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli
ammalati, i carcerati (cfr Mt 25,31-46). Ne avete mai fatto
esperienza? Cari giovani, per entrare nella logica del Regno di Dio
bisogna riconoscersi poveri con i poveri. Un cuore puro è
necessariamente anche un cuore spogliato, che sa abbassarsi e
condividere la propria vita con i più bisognosi.
L’incontro
con Dio nella preghiera, attraverso la lettura della Bibbia e nella
vita fraterna vi aiuterà a conoscere meglio il Signore e voi stessi.
Come accadde ai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), la
voce di Gesù farà ardere i vostri cuori e si apriranno i vostri
occhi per riconoscere la sua presenza nella vostra storia, scoprendo
così il progetto d’amore che Lui ha per la vostra vita.
Alcuni
di voi sentono o sentiranno la chiamata del Signore al matrimonio, a
formare una famiglia. Molti oggi pensano che questa vocazione sia
“fuori moda”, ma non è vero! Proprio per questo motivo, l’intera
Comunità ecclesiale sta vivendo un periodo speciale di riflessione
sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo. Inoltre, vi invito a considerare la chiamata alla vita
consacrata o al sacerdozio. Quanto è bello vedere giovani che
abbracciano la vocazione di donarsi pienamente a Cristo e al servizio
della sua Chiesa! Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di
quello che Dio vi chiede! A partire dal vostro “sì” alla
chiamata del Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa
e nella società. Non dimenticate: la volontà di Dio è la nostra
felicità!
[...]
[...]
(DAL MESSAGGIO
DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXX GIORNATA MONDIALE DELLA
GIOVENTÙ 2015)
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