LA GIOIA DI ESSERE CARMELITANE...
Vivere la profondità del
proprio Battesimo, la regalità
divina della propria esistenza umana, la dimensione profetica del proprio
dialogo intimo con Dio e la vocazione mediatrice tra Dio e gli uomini nella
vita contemplativa e claustrale significa scoprire poco a poco quale sia
stato fin dalla nascita il progetto di amore che Dio ha avuto sulla propria
persona e sulla propria anima.
Essere portate dalla mano di Dio nello spazio simbolico della clausura
significa farsi sorprendere dalla “gelosia” di un Dio che non si accontenta
di una sola porzione del cuore umano.
Colei che è chiamata a vivere i voti di povertà, castità e obbedienza
secondo la Regola e le Costituzioni carmelitane diverrà consapevole che
fin dal proprio Battesimo lo Spirito Santo è stato sovrano della sua vita:
come Sposa è stata nascosta dallo Sposo agli sguardi del mondo e delle
creature perché divenisse la sola Regina a conquistare il Suo cuore
secondo il modello della Beata Vergine Maria; come Carmelitana
discendente dell’eredità profetica di Elia parlerà al Signore Dio nel
silenzio del Suo cuore liberato da tutto ciò che impedisce il dialogo con
l’Amato e potrà contemplare così i misteri di amore che il Cuore di Gesù
attende di comunicare a tutta l’umanità; come Cristiana sarà mediatrice
con Cristo Sacerdote e Sposo per tutti gli uomini e le donne, per tutti i
fratelli e le sorelle, soprattutto per coloro che non hanno la forza di alzare
le mani al Cielo per pregare, per coloro che non hanno voce per innalzare
un canto di lode al Signore Dio.
La Sposa carmelitana è nascosta con Cristo in Dio attraverso una
quotidianità che rende invisibili tutti i suoi sentimenti, i suoi pensieri e i
suoi gesti che appartengono così solo a Dio, custode della sacralità della
vita sponsale nelle sue dimensioni di cuore, mente, corpo e spirito.
Dio vuole tutto per sé e dunque la Sposa è un corpo solo ed uno spirito
solo con Gesù Sposo, che la conduce alla ricerca di ciò che è sempre più
invisibile agli occhi degli esseri umani perché sia solo lo Sposo a
conoscere gli atti di amore che la Sposa compie per Lui.
Ecco dunque il dialogo invisibile della Sposa con Gesù nel “talamo
nuziale” della propria cella ove lo Sposo le parla con le parole divine della
Sacra Scrittura; ecco dunque i sentimenti di gioia e di dolore raccolti nell’
"otre nascosto della rinuncia di sé” perché lo Sposo sia felice e lo siano
anche coloro che condividono lo stesso amore sponsale, le proprie
sorelle; ecco dunque l’invisibilità dei gesti e degli atteggiamenti che la
Sposa rende puri ed amabili perché ogni atto, ogni parola, ogni tratto
esteriore comunichi rispetto verso ogni consorella, sacra quanto l’Ostia
consacrata dal sacerdote nell’Eucarestia quotidiana.
La gioia di vivere i “voti” di povertà, castità e obbedienza come vincoli di
amore: la gioia di essere Regina del Cuore di Dio perché la Sposa ha come
unica ricchezza Gesù Sposo senza alcun bene materiale e spirituale che
non sia in comunione con le proprie sorelle; la gioia di intercedere come
un sacerdote per l’intera umanità salvata dal Cristo che unisce la Sposa
alla propria volontà per dare la vita a coloro che Lui ama; la gioia di
essere Sposa perchè il suo cuore non ha altro sentimento, pensiero ed
immagine che quella del proprio Sposo crocifisso per Lei.
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